28 febbraio 2006

Diritto al cuore


Non ci si fida più di nessuno. Istutuzioni, governi, ONG. Come essere sicuri che i soldi che vengono dati ad associazioni, organizzazioni vengano spesi nel modo migliore. Non so. Non ho risposta. Proprio l'altro giorno sono passato vicino alla residenza del presidente della FAO, zona EUR, vicolo Antoniniano accanto all'attuale sede dell'Olivetti. Un posto da VIPS amato da parecchi gerarchi fascisti. Sarà vero? Difficile fidarsi anche dei racconti dei tassisti.

Per il momento però mi fido ancora di Emergency. Ho letto, visto, ascoltato, cercato informazioni. Mai avuto la sensazione che sprecassero soldi, mai pensato che Strada e gli altri fossero mossi da altro che non fosse la voglia di dare il diritto della salute... a tutti.
Emergency è una delle poche organizzazioni che prima fa, poi chiede soldi. E' una delle poche che va li dove iniziano le guerre, quando tutti gli altri scappano.

L'ultima campagna di Emergency si chiama "Diritto al cuore". Costruire un ospedale cardiochirurgico gratuito in Sudan (Africa). Un ospedale d'eccellenza, tecnologicamente avanzato, il meglio che la sanità occidentale possa offrire. Tutti hanno diritto al meglio. Un ospedale gratuito per tutti, per tutti i malati. Proprio stasera Gino Strada su Radio2 ha detto "l'ospedale servirà 10 paesi della zona, ma ovviamente chiunque potrà venire, anche Bill Gates. Chiunque abbia la necessità".

L'ospedale è quasi pronto, dovrebbe essere terminato entro l'anno. Emergency non chiede soldi per un progetto, per un idea. Li chiede per qualcosa di già concreto, già fatto. Li chiede con alle spalle una lunga storia di persone curate in ogni angolo nel mondo, specialmente la dove ce n'era più bisogno.

Mi voglio fidare. Tanto basta anche un solo Euro. Un semplice SMS al 48578. Tu che fai... non ti fidi?

26 febbraio 2006

Zombie di Diego Cugia... censurato o no?

Mi sono sentito molto amereggiato ascoltando l'ultima puntata di Zombie di Diego Cugia su Radio24. Ultima perchè il direttore ha deciso di chiudere il programma per il periodo elettorale.
Il tutto perchè secondo lui era necessario parlare d'altro.

Apprendo da Pandemia che forse il programma non verrà chiuso. Aspetto con ansia lunedì sperando che ci sia un ba4rlume di speranza per l'informazione e la cultura Italiana.

18 febbraio 2006

Trofie al pesto

Come promesso nel mio precedente post stasera ho mangiato le trofie al pesto gentilmente offerte dall'azienda San Lorenzo di Imperia.

I prodotti all'interno del pacco erano ben imballati, a prova d'urto. All'interno c'erano tre libricini, una confezione di trofie e un vasetto di pesto genovese. Nei libri si possono trovare informazioni sull'azienda, sui prodotti ed il catalogo completo di quest'ultimi.
La prima cosa che si nota è l'eleganza delle confezioni e la raffinatezza dei libri, si capisce al volo che ci si trova davanti ad un prodotto costoso (assolutamente il contrario del loro sito).

Successivamente mi è saltato all'occhio il tempo di cottura delle trofie: 20 minuti! Leggendo gli ingredienti del pesto sono rimasto soddisfatto dal non aver trovato conservanti o roba simile. Il tutto è scritto riportando le percentuali: 49% basilico, 44% olio extra vergine di oliva, 4% Parmiggiano Reggiano, 1,9% sale, 0,7% pecorino, 0,3% pinoli, 0,1% aglio.

Nonostante i 20 minuti la pasta è rimasta piacevolmente al dente, ed il pesto ci sembrava calamitato sopra. Non sono capace a raccontare i sapori per cui mi limiterò a dire che erano molto buoni, stesso giudizio anche mia moglie.

Personalmente sono abituato a mangiare roba fatta in casa, sia sughi che pasta. Non mi attirano i sughi pronti e non li capisco (non vedo perchè uno si dovrebbe comprare un vasatto di sugo all'amatriciana), e detesto l'idea che i prodotti debbano viaggiare così tanto prima di arrivare sulle nostre tavole. Devo dire però che il Pesto Genovese di San Lorenzo ha lo stesso sapore di quello fatto in casa, e non è poco.

Concludendo direi che visto la particolarità dei prodotti (dal ragù di Cinta Senese al Caciocavallo Silano D.O.P.), ed i prezzi, il cliente "tipo" di San Lorenzo ha parecchi soldi (non abbastanza per andare a cena fuori tutte le sere), non sa cucinare ed è attratto dalle prelibatezze italiane di alta qualità. Con questa descrizione mi sono auto-escluso come cliente ma devo dire che mi sono proprio divertito in questo esperimento di blog-marketing.

Bloggare per un piatto di pasta


La storia l'ho saputa grazie a Francesca e confermata da Pandemia (dal quale ho preso in prestito la foto). Un'azienda ligure di nome San Lorenzo di Imperia ha deciso di regalare del pesto ai blogger. In cambio i blogger dovevano semplicemente scrivere sul loro blog le loro impressioni. Un po' come si fa con i giornalisti: gli si regala un prodotto purchè ne parlino. Davvero divertente l'idea di Antonio Tombolini di farlo con i blogger.
Nel pacco c'è del Pesto Genovese, Trofie e una presentazione dell'azienda. Potevo sottrarmi a questo esperimento? Ovviamente no, così ho fatto richiesta e proprio oggi mi ha chiamato mio padre dicendo che è "arrivato un pacco". Stasera quindi mangerò un bel piatto di pasta al pesto raccogliendo le impressioni della migliore cuoca in circolazione: mia moglie.
C'è tempo fino al 19 per ordinare gli ultimi pacchi. Quindi bloggers, affrettatevi! Ricordatevi poi di segnalare il vostro post nell'area wiki.

15 febbraio 2006

M'illumino di meno 2006


Un minuto di silenzio, anzi una giornata di silenzio. Una giornata di silenzio energetico per riflettere sui nostri sprechi ed abusi di energia. Per il secondo anno Caterpillar organizza la Giornata Nazionale del Risparmio Energetico.
Il petrolio costa caro, sta finendo ed inquina, il gas sta farà la stessa fine. Anche noi cittadini nel nostro piccolo possiamo fare molto: lampadine a basso consumo, infissi isolanti e molto altro. Domani in segno di adesione cerchiamo di consumare il meno possibile e fate un salto su Ecoblog.

8 febbraio 2006

Rifiuti tossici nel viterbese

Ricevo e volentieri pubblico:

Oggetto: progetti di messa in sicurezza (ex art. 7, comma 2 del D.M. 471/99) dei siti oggetto di provvedimento giudiziario per la presenza di rifiuti tossici di Castel s. Elia, Capranica e Vetralla.

Lo scorso 20 dicembre i sindaci dei comuni di Castel S. Elia, Capranica e Vetralla, hanno inviato ordinanze sindacali per richiedere ai proprietari delle cave dove sono stati scoperti rifiuti tossici, la redazione di un progetto di messa in sicurezza urgente, entro il termine di 48 ore.
Il provvedimento si è reso necessario a seguito della divulgazione dei dati sul grave inquinamento in atto nelle aree da parte della Procura di Viterbo ed è stato concordato con l’Amministrazione provinciale che, allo scopo, ha creato anche un Comitato tecnico per valutare i progetti di messa in sicurezza e la successiva e definitiva bonifica.
I progetti, urgenti alla luce della situazione straordinaria e del rischio di aggravamento dell’inquinamento, sono stati presentati alle autorità competenti da parte dei proprietari, almeno in due casi su tre, ben oltre i termini previsti dalle ordinanze sindacali sopra indicate, in violazione della procedura prevista dalla normativa.
Peraltro i progetti presentati, in tutti i casi, presentano analisi e documentazione tecnica insufficienti, come indicato in una nota di Legambiente che è stata inoltrata al Comitato Tecnico provinciale. Quest’ultimo, che dovrebbe riunirsi il 7 febbraio, non potrà che bocciarli, considerando l’evidenza dei progetti.
Il Decreto Ministeriale n. 471 del 1999 (art. 17 del D. Lgs. 22/97) definisce nell’art. 2 la messa in sicurezza d’emergenza come “ogni intervento necessario ed urgente per rimuovere le fonti inquinanti, contenere la diffusione degli inquinanti e impedire il contatto con le fonti inquinanti presenti nel sito, in attesa degli interventi di bonifica e ripristino ambientale o degli interventi di messa in sicurezza permanente”.
Diffusioni di inquinanti riscontrate e che continuano a inquinare i terreni e le falde circostanti, mentre i cittadini aspettano ancora i provvedimenti urgenti da oltre 8 mesi.
La realtà è che i termini di presentazione sono scaduti da oltre 40 giorni e non ci sono ancora i piani di messa in sicurezza “urgente”. Anche perché sembra che i proprietari delle cave, facendo un passo indietro, non hanno ora nessuna intenzione di pagare di tasca loro e lasciano la “patata bollente” nella mani dei sindaci.
Questi ora, coordinati dalla Provincia, sono costretti a provvedere direttamente alla messa in sicurezza, in attesa che i processi individuino le responsabilità e chi deve pagare i danni. Una situazione priva di certezze e di referenti istituzionali autorevoli. Una situazione che continua ad essere preoccupante considerando le carenze tecniche e le inerzie delle amministrazioni.
Gli unici che continuano a sapere esattamente cosa fare sono i proprietari delle cave.

Viterbo 6 febbraio 2006

Per Legambiente

Pieranna Falasca
Umberto Cinalli

4 febbraio 2006

Shopper della Coop poco verdi


L'avevo criticate il 3 giugno 2005. Adesso è arrivata la condanna alla coop per aver pubblicizzato la sua busta per la spesa biodegradabile che invece tanto bio non è.