10 giugno 2007

La fibra che ride

Appoggio l'iniziativa di Stefano Quintarelli.
Una delle più importanti infrastrutture del paese è quella dove passano e passeranno le informazioni, la fonia, il web, la TV e tutto il resto. Parliamo di TAV, di ponti ma mai di reti. La fibra ottica è l'unica tecnologia che permette di veicolare una quantità teoricamente infinita di dati. In parole povere una volta posato il cavo per veicolare un maggior numero di informazioni è sufficiente aggiornare tecnologicamente gli apparati agli estremi del cavo.

Invece, siccome per il momento costa meno, si continua a investire sul doppino di rame fin che si può: "E' come dire, mi serve un furgone, intanto compro una moto".
Se volete approfondire leggete il post di Quinta

4 commenti :

  1. Già il rame lo rubano i rumeni lungo le ferrovie e creano notevoli problemi alla circolazione dei treni.
    Almeno le fibre ottiche...io però sapevo che costava davvero molto posarle. Avendo sulle spalle un paio di esami sulle costruzioni civili, immagino per lo scavo, non proprio agevole ovunque.

    Che mi dici, tu che ne sai di sicuro di più?

    F-ChaZ

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  2. Il problema è tutto li! Il costo per posare la fibra ottica è enorme. Per quello si continua a spingere fin quando ce n'è sul rame. Ma a lungo andare è una strategia che non paga.

    Non sarà mai un'azienda privata a creare una infrastruttura così costosa, ma allo stesso tempo è basilare per il futuro del paese.

    Comunque non è un problema solo Italiano. Ho il presentimento che quando gli altri inizieranno noi saremo in ogni caso in ritardo.

    In Spagna, per esempio, hanno iniziato a discuterne seriamente.

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  3. Esco un po' dal tema, ma un po' centra. Proprio ieri a lezione di etica dell'ingegneria, ho appreso una cosa che non immaginavo e mi ha fatto capire diverse cose.

    All'estero ci sono società di ingegneria che fatturano centinaia di milioni di dollari, hanno centinaia di soci ingegneri e sedi in tutto il mondo.

    In italia ci sono società che fatturano al massimo 30 milioni di euro e non hanno che qualche decina di professionisti.

    Perché? semplice, nel 39 le leggi razziali hanno praticamente imposto rigidessime regole alle società di ingegneria, cosa che ha indotto i singoli professionisti a fare da sè. Dopo la guerra è rimasto così, inoltre nel 58 è stata istituita la tariffa minima inderogabile, la percentuale sull'opera progettata.

    In questo modo la categoria era protetta perchè aveva sempre un introito sicuro.
    Il lato deleterio della tariffa minima è che non punta al miglior risultato per il cliente, infatti se uno sa che prende una percentuale sull'opera non si sforzerà di ridurre i costi o scegliere il miglior rapporto costi/ benefici.
    Ovviamente gli ingegneri italiani non sono mai andati all'estero, poichè non avrebbero potuto competere.

    Così è stato per 60 anni, con risultati che si sono visti. Tipo i 100 ospedali costruiti, arredati e attrezzati e mai entrati in funzione. Oggi delle cattedrali nel deserto.

    All'estero questo non potrebbe mai succedere.
    Infatti non esiste la tariffa minima, ma ognuno si basa sulle proprie forze e capacità (com'è giusto).
    Ovvero uno viene pagato non perchè appartiene a una categoria, ma in base alla sua bravura di proffesionista.
    Così all'estero hanno delle società enormi, con qualifiche molto più elevate di noi italiani che riparandoci dietro al minimo inderogabile abbiamo protetto il nostro mercatino interno, senza confrontarci mai con l'esterno.

    Ora le liberalizzazioni di Bersani hanno tolto i minimi per le categorie. Il problema è che le nostre piccole società non possono competere con i colossi che fatturano 10 volte tanto.
    Ma da qualche parte bisognava iniziare.

    Morale,e mi ricollego a quello che dicevi, in italia non c'è lungimiranza, ma si guarda solo il proprio metro quadro.
    Oggi paghiamo errori enormi dei decenni passati.

    F-ChaZ

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  4. Ma ora è stata abolita? Non mi pare di aver visto ingegneri in sciopero.

    Comunque concordo, ci manca lungimiranza, pensiamo solo a noi stessi, in piccolo ed ora.

    Cambiare cultura e pensare a noi come uomini, europei, italiani e a prevedere e prepararci al futuro. Sarà dura.

    Strano pensare a quanti affari fanno i cartomanti nel nostro paese e quanto invece del futuro vero ce ne freghiamo.

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