Ho partecipato per la terza volta allo IAB Forum di Roma 2010, un momento di incontro dove istituzioni e aziende parlano di comunicazione digitale e web advertising, ovviamente ero lì in quanto lavoro per una web agency. La prima impressione che si ha, rispetto alle scorse edizioni è la dimensione. Tra sponsor, patrocini e media partner si è passati da 22 del 2008 a circa la metà, e questa differenza si vede. E non entro nel merito delle differenze con lo IAB Forum di Milano a cui ho partecipato pochi mesi fa, anche se pur condividendo i nomi i due eventi hanno obiettivi diversi.
Sorvolo i giudizi su location, accoglienza e viveri offerti che sono ottimi, tranne un ritardo nell'inizio della convention.
Veniamo ai contenuti. Il mercato del digital AD è in crescita, in controtendenza al resto dei media, ma ancora piccolo in termini assoluti, nonostante che sempre più persone passano sempre più tempo connessi tra lavoro, casa e telefonini. Le aziende che investono in pubblicità sul web aumentano ma spendono poco.
Non commento la tavola rotonda con i politici, solo chiacchiere e promesse. La realtà è che io navigo a 1 megabit e mi devo anche accontentare, in comuni a me limitrofi non c'è nemmeno copertura, e loro parlano di fibra ottica, ma solo in teoria perchè si devono ancora sedere intorno ad un tavolo per decidere come risolvere il problema.
Nella seconda tavola rotonda abbiamo toccato con mano il rapporto delle grandi aziende con il web marketing. Hanno poca voglia di sperimentare, di innovare, tranne pochi settori come il turismo. Spendono soldi li dove già conoscono il funzionamento, trovandosi a loro agio e dove ne comprendono il linguaggio.
Segue un intervento in inglese sulla futura legislazione europea ed italiana sull'uso dei cookie. Mi chiedo quanti in sala siano riusciti veramente a seguire il discorso. Io che comprendo bene l'inglese e uso quotidianamente i cookie per i miei siti l'ho trovato relativamente poco interessante.
Il frizzante Montemagno ha chiuso la giornata provando a scuotere il pubblico con un modesto risultato, complice anche la fretta per recuperare il ritardo iniziale dell'evento. Ha parlato di Twitter che qualche nerd qui da noi usa (la massa è su facebook a giocare a farm ville), di pochi fortunati (lezioni di arabo via YouTube) o casi singolari come ad esempio "RAI per una notte" che ha tratto tutto il suo successo semplicemente perchè una parte degli spettatori della TV (e altri curiosi) si sono riversati sul web per seguire la singolare puntata di Anno Zero, sospesa per motivi politici, salvo poi tornare in TV appena passate le elezioni.
Il messaggio che ho percepito è che il web è solo per pochi eletti che hanno idee super originali e un po' di fortuna. La realtà non è questa, o meglio non è solo questa, e le piccole aziende con cui lavoro quotidianamente (che sono il vero cuore pulsante di questa nazione) se ne stanno accorgendo, quelle grandi arriveranno dopo.
P.S. Apprezzo che l'associazione stia perseguendo la cultura dell'impatto 0
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Io che lavoro in una grande azienda dico che e' molto piu' difficile (ed incoscente) cambiare modeli certi ed efficaci abbandonandoli per qualcosa di nuovo. Bisogna avere la panoramica completa della spesa su comunicazione per realizzare che internet al 7% e' gia' ben oltre altri mezzi che stanno li da decenni, e sui quali il consumatore spende piu' tempo che nella TV (radio, per esempio). Serve un programma d'innovazione ben disegnato. E serve risolvere uno ad uno gli ostacoli. E a chi lavora su internet bisogna abbracciare un attegiamento meno da vittima e piu' di voglia di risolvere i problemi.......
RispondiEliminaVero, l'impegno serve da entrambi le parti.
RispondiEliminaLe grandi aziende sono "complesse" e fanno più fatica a modificare i modelli, le piccole hanno maggiore possibilità di "sperimentazione" e adeguamento.
Non mi sento vittima, ma solo un po' frustrato dal fatto che spesso non si apprezzano le potenzialità del mezzo semplicemente perché non lo si usa in prima persona.
E' vero che non è tutto oro quel che luccica ed il continuo evolversi del mezzo disorienta.